Pranoterapia: energia o informazione?

Pratica della pranoterapia

Secondo quanto si crede comunemente la pratica della pranoterapia prevede il trasferimento di energia, attraverso l’imposizione delle mani, dal terapista alla persona che ne beneficia. Anche in sede di congressi, addetti ai lavori qualificati si sono espressi in tal senso. A questa conclusione, che dimostrerò alquanto semplicistica, ci si è arrivati osservando l’energia dei polpastrelli rilevata attraverso le foto “Kirlian” fatta alle mani del pranoterapeuta prima e dopo il suo operato. Le immagini delle foto dei polpastrelli infatti, prima del trattamento di pranoterapia, indicano una certa quantità di energia (prana), in maniera visibile, nitida e chiara. Nelle foto successive al trattamento l’immagine risulta meno definita, sfocata, e di minore ampiezza, la qual cosa indica, abbastanza chiaramente, una perdita energetica.

C’è da dire, tra l’altro che i pazienti trattati con la pranoterapia provino un certo sollievo ed un maggiore grado di benessere e di maggiore vitalità, seguiti da una diminuzione dei sintomi delle loro patologie, mentre il pranoterapeuta avverte, dopo il trattamento, una certa stanchezza. Ergo, la deduzione che l’energia persa dal terapista che effettua la pranoterapia sia stata trasferita al paziente durante il trattamento stesso. Questa conclusione, però, che a primo acchito può sembrare veritiera, è del tutto errata.

Pranoterapia foto Kirlian

Per dimostrare ciò, ci viene in soccorso la fisica, e basta rifarsi a dei fenomeni che sono verificabili in alcuni semplici esperimenti.

1) primo esperimento: se si riscalda una barretta di acciaio facendole raggiungere una certa temperatura, maggiore di quella ambientale, e, successivamente ad essa si avvicina e si mette a contatto un’altra barretta non riscaldata (quindi a temperatura inferiore), la barretta più calda trasferisce a quest’ultima parte del suo calore riscaldandola. Questo calore, ceduto, si sottrae alla prima barretta, determinando un abbassamento della sua temperatura iniziale. Questo trasferimento termico è del tutto comprensibile e naturale.

2) secondo esperimento: se una barretta di ferro acciaioso (ferro dolce con aggiunta di carbonio) viene posta a contatto di una barretta magnetica, essa si magnetizza e conserva questa proprietà acquisita. Questo procedimento si può reiterare un gran numero di volte e magnetizzare tante barrette, senza che la prima perda le sue proprietà magnetiche. A questo punto c’è da fare una considerazione. Se la barretta del primo esperimento cede il suo calore riscaldandone un’altra, la barretta magnetica non perde l’intensità del suo campo magnetico, anche se il procedimento viene ripetuto all’infinito.

Ma cosa distingue i due fenomeni? Nel primo caso abbiamo un trasferimento energetico di calore dalla prima alla seconda barretta. Il calore è energia termica, determina dallo sfregamento delle molecole (moto Browniano). In caso di surriscaldamento le molecole si muovono più velocemente determinando quell’aumento di calore che viene successivamente ceduto per contatto al corpo con temperatura inferiore (seconda barretta). Nel secondo caso abbiamo invece il trasferimento di una PROPRIETÀ (Magnetismo), che non comporta un trasferimento energetico, ma è soltanto una INFORMAZIONE.

Il magnetismo infatti, a differenza dell’energia termica, è una proprietà intrinseca di un corpo ferro- magnetico. Ma è anche una proprietà del corpo umano, e di tutto l’Universo che ci circonda!! Ogni singola particella sub-atomica, di cui è fatto anche il corpo umano, ha una sua carica elettromagnetica e una sua particolare polarità, e questa è la ragione per cui il nostro corpo è così sensibile a tutti i campi elettromagnetici, siano essi negativi o positivi. Questa proprietà non compare quando i magnetini elementari che compongono, nel nostro caso, la barretta metallica sono disposti in maniera disordinata, ovvero, non sono orientati secondo lo stesso asse magnetico.

In una disposizione casuale infatti, i magnetini elementari si compensano e si annullano magneticamente tra loro. Quando questa barretta metallica viene posta a contatto con una magnetizzata, ovvero con i magnetini disposti in modo ordinato e polarizzati secondo lo stesso asse, diventa magnetica a sua volta.

È importante sottolineare che che il fenomeno è ripetibile più e più volte senza la perdita di forza magnetica da parte della barretta magnetizzante. Possiamo fare una similitudine considerando una truppa di soldati disposti inizialmente in modo disordinato, cioè incoerente. Quando ordiniamo ai soldati di mettersi in riga (informazione), essi si ordineranno orientandosi verso la stessa direzione, in una maniera “coerente”, esattamente come avviene nella barretta non magnetizzata quando viene a contatto con con quella magnetica che ne determina l’ordine dei magnetini elementari e quindi il magnetismo totale che è la somma dei singoli vettori magnetici. Tutto questo avviene, come ho già detto, senza trasferimento alcuno di energia!

Il bioterapeuta (o pranoterapeuta), similmente a quanto esposto prima, avvicinando le sue mani al corpo della persona, non trasferisce la sua energia al sistema uomo (sistema vivente) sul quale opera, ma trasferisce attraverso le sue mani una informazione, cioè un ordine, atto a mettere in coerenza biologica il sistema vivente del paziente affetto da una patologia (disordine: perdita della coerenza biologica e quindi dell’omeostasi).

Questa operazione mette in atto un meccanismo di sanitas attraverso il quale la pranoterapia aggiusta il disordine elettromagnetico del paziente aumentando il suo stato di salute e la sua capacità di combattere la patologia. Il pranoterapeuta, in seguito a tale trattamento, sarà alquanto stanco, perché comunque ha perso energia, avendo svolto un lavoro (concentrazione mentale e nervosa), ma tale diminuzione non è dovuta al trasferimento energetico sistema BIOTERAPEUTA- Sistema PAZIENTE, come potrebbe, a prima vista, sembrare, ma è conseguenza del lavoro svolto su se stesso, per mantenere in ORDINE il suo sistema.

Quindi, nella pranoterapia non si trasferisce energia al paziente.

Per chiarire questo concetto sulla pranoterapia farò un altro esempio, ancora più semplice:

Un proprietario di una slitta da neve trainata da dieci cani nota che i suoi cani non riescono più a trainare la slitta con la stessa forza di prima. Decide quindi di portarla da un esperto per farla controllare. Questi subito si accorge che il proprietario non si è reso conto che sei cani tirano la slitta in avanti e altri quattro fanno resistenza, per cui la slitta ha una forza trainante di sei cani e non più di dieci. L’esperto dà l’ordine ai cani refrattari a fare il loro lavoro, facendo si che tutti i cani tirino la slitta, e la slitta riprende a camminare sfruttando la forza di dieci cani. La stesso inconveniente succede al possessore di una slitta con sei cani che non tira più bene. Dei se cani, quattro tirano la slitta in avanti, e due non ne vogliono sapere, ma dopo l’ordine impartito in modo corretto, la slitta riprende ad avere la forza trainante di sei cani.

Conclusioni sulla Pranoterapia

Anche se per compiere questi due lavori l’operatore si è stancato, quindi ha perso energia, questa non è stata conferita alle due slitte. Esse funzionano grazie all’ordine impartito ai cani, che nulla ha a che vedere con lo sforzo dell’operatore. Questo sforzo, ovvero l’energia spesa per il lavoro di orientamento dei cani, non è stato trasferito alle due slitte, le quali conserveranno comunque l’energia conforme alla loro struttura (leggi: patrimonio genetico). Se l’operatore avesse trasferito la sua energia (spesa nel lavoro) alle rispettive slitte, queste avrebbero acquisito, oltre alla loro forza intrinseca, anche quella aggiuntiva trasmessa dall’operatore, ma così non è. La maggiore energia acquisita dalle slitte (leggi: pazienti), non è quella spesa dall’operatore ( leggi:bioterapeuta), ma è dovuta all’ORDINE che l’esperto ha conferito ( leggi: con l’imposizione delle mani) alla disposizione ed all’orientamento dei “cani” ( leggi: ordine del sistema neurovegetativo).

Questo articolo è stato possibile grazie agli studi e alle ricerche messe a disposizione dall’Ing. Giulio Zampa (“Falso trasferimento di energia”, ottobre 2009)

Il più grande luogo comune sulla Pranoterapia

Tag:             

6 pensieri su “Il più grande luogo comune sulla Pranoterapia

  • 23 Maggio 2014 alle 20:46
    Permalink

    Peccato che il trasferimento di informazione o l’ordinamento di un sistema si possa fare solo svolgendo “lavoro” e quindi effettuando un trasferimento di energia se il processo è reversibile. Altrimenti si violano i principi della termodinamica. Se poi il processo è irreversibile non ha senso alcun intervento e c’è soltanto l’inevitabile aumento dell’entropia. Inoltre per dimostrare che il pranoterapeuta trasferisce informazione basterebbe effettuare una semplice misura elettromagnetica nonchè biologica a livello cellulare per misurare gli stati fisici e biologici della materia trattata dal pranoterapeuta e determinarne le differenze. Se la differenza è nulla o inifinitesimale allora l’azione del pranoterapeuta o è nulla o funziona in un imperscrutabile altro modo che non ha nulla a che fare con la trasmissione di informazione. Non sarebbe più semplice dire che il pranoterapeuta trasferisce calore? Cosi si salvano capra e cavoli e si diventa dei piccoli termosifoni ma quantomeno non smentibili.

    Rispondi
  • 29 Maggio 2014 alle 19:25
    Permalink

    Ho letto l’articolo e non sono convinto che le tecniche pranoterapiche siano atte a favorire l’energia innata, ma sono sensibile a tutto ciò che è il mondo naturale e le proprietà innumerevoli che aiutano il nostro benessere psico-fisico. Certo è che il vostro blog puo’ essere un valido strumento di ricerca e confronto.
    Grazie dei contributi un saluto Marco

    Rispondi
    • 5 Giugno 2014 alle 11:49
      Permalink

      Caro Marco, la ringrazio delle sue gentili parole. In questo blog cerchiamo sempre di vedere le cose da angolazioni diverse, proprio per cercare di non fossilizzarci sulle convinzioni radicate dei più, ma di approfondire tematiche già conosciute dando, quando si può, e ci sono delle basi scientifiche, un punto di vista diverso. Ciò prevede sempre dei detrattori, ma è il destino delle voci fuori dal coro. Un forte abbraccio.

      Rispondi
  • 5 Giugno 2014 alle 11:44
    Permalink

    Gentile “Scorpion”, forse lei non ha letto con attenzione l’articolo: io non ho scritto che il terapista non spreca energia, ma solo che ciò che trasferisce al paziente non è l’energia che mette nel lavoro, ma una proprietà, cioè un’ informazione atta a mettere ordine nello stato energetico del paziente… che nulla ha a che vedere con il lavoro energetico svolto! Infatti io non ho detto che non ci vuole un lavoro, ma solo che questo lavoro non è il risultato del trasferimento. Il trasferimento di una informazione da un sistema biologico ad un’altro sicuramente abbisogna di energia, ma non è questa che viene trasferita, altrimenti tutti i pranoterapisti a lungo andare finirebbero per ammalarsi loro. Se poi lei non crede nella pranoterapia, questo è un altro discorso, ognuno è libero di credere in quello che vuole, mi chiedo però se lei abbia mai provato. Se ha dei dubbi in proposito o se non le piace la tesi suddetta può sempre contattare l’autore degli studi e confrontarsi con lui. Un abbraccio.

    Rispondi
  • 11 Luglio 2014 alle 21:55
    Permalink

    sono abbastanza confuso, se ho capito bene tu dici che la stanchezza del pranoterapeuta non è dovuta al passaggio di energia che secondo te non avviene. Quindi la stanchezza sarebbe causata dallo sforzo del pranoterapeuta nel cercare di creare l’informazione da trasmettere al paziente. Allora io non ho fatto alcun corso di pranoterapia ma pratico meditazione e da qualche mese mi sono approcciato anche allo yoga e alle discipline esoteriche che la accompagnano quindi so quali sono le sensazioni che accompagnano la focalizzazione dell’energia in punti specifici del corpo che in questo caso è la mano. Allora c’è da fare una piccola premessa, tantissimi disturbi considerati dalla medicina moderna incurabili e cronici spessissimo sono causati proprio da degli squilibri energetici in alcuni centri energitici che appunto sono i chakra ma da quanto ne so per le discipline come la pranoterapia non è solo la qualità dell’energia(che te chiami informazione) a contare ma è anche l’intensità. Bisogna riuscire a trasferire più prana possibile nella mano e più si accumula e più la senti. Come ho già detto non so molto della pranoterapia ma comunque se provo a trasferire il prana dalla mia mano ad un corpo estraneo sento che l’energia nella mano comincia diminuire mentre la faccio scorrere fuori e a provocare la stanchezza dovrebbe essere proprio l’eccessiva dispersione di prana. Tu ti chiedi per quale ragione i pranoterapeuti non si ammalano, be se loro fanno esattamente come in tutte le altre discipline allora la risposta è semplice, si mettono a meditare e a fare esercizi di respirazione (pranayama) per assorbire e accumulare energia

    Rispondi
    • 14 Luglio 2014 alle 12:50
      Permalink

      Gentile Matteo,
      capisco la sua confusione, perché non è semplice comprendere la differenza tra campi energetici e campi informativi. Sappia però che nell’Universo i campi informativi, di cui è fatto anche l’uomo, sono circa il 70%, mentre i campi quantici sono il 26% circa e solo il 4% è la materia densa che noi riusciamo a percepire. Infatti le cellule umane usano un codice binario particolare (bio-elettronico) per comunicare tra loro, che sfrutta i campi informativi, e non quelli energetici, o biochimici, che avvengono in seconda istanza ( la chimica è mediata dalla fisica). Fatta questa premessa, io ho scritto che l’energia che spende il pranoterapista serve per trasferire l’informazione,( dare un ordine, non creare), (che è un livello ancora più sottile dell’energia) e serve anche a mantenere in ” ordine” ( coerenza biologica) il sistema del terapista. Non è l’energia del terapista che si infonde al paziente, ma una informazione per mettere in coerenza l’energia disordinata del paziente. E’ una informazione bio-elettromagnetica, che non è energia, ma una proprietà intrinseca del corpo umano. Il corpo umano è un sistema bio-cibernetico. tutti gli esseri viventi possono essere considerati modelli bio-cibernetici, (Modello bio-cibernetico di Wiener) in quanto hanno la capacità di variare uno o più parametri (caratteristiche) per compensare ed adattarsi a modificazioni o cambiamenti sopravvenuti in se o nell’ambiente che lo circonda, creando un nuovo equilibrio. Quando si hanno dei ” sintomi”, si creano reazioni fisiologiche a “perturbazioni” , di natura endogena o esogena, che portano a manifestazioni patologiche. Queste manifestazioni avvengono quando il sistema di auto-compensazione naturale intrinseco ( Bio-cibernetico) non riesce più a correggere gli squilibri perché superano il proprio range massimo di azione. Per annullare questa alterazione dello stato di equilibrio ( Omeostasi), di un ” sistema vivente” occorre intervenire con lo stesso metodo naturale (bio-cibernetico) e cioè CON UNA SERIE DI INFORMAZIONI, che possono essere veicolate sia attraverso l’energia del pranoterapista , sia attraverso apparecchi di medicina quantistica o M.I.D. (medicina informativa digitale). Il problema è che tutti pensano che l’Universo sia solo energia, ma si sbagliano. Le forze più grandi sono i campi informativi, che sono , se vogliamo, un tipo di energia ancora più sottile e che creano domini di coerenza che informano i campi energetici, che a loro volta si convertono in segnali bio-chimici. In conclusione, io ho spiegato perché non si ammalano i pranoterapisti: proprio perché la loro energia serve per tutelate il loro ” ordine” e per trasferire l’ordine (informazione) al paziente. Sappia, anche che il Prana (o energia vitale) si trova in tutto il nostro corpo, ed è molto probabile che sia formato più da campi informativi che energetici. ma in realtà i campi informativi sono assenza di energia, e questo non lo dico io, ma la fisica quantistica. La M.I.D. si basa su importanti ricerche tra le quali ” La teoria dei biofotoni” di Fritz Carl Popp, e gli studi di Arold Saxton Burr sui “Campi elettromagnetici del sistema Uomo”, e molti altri ricercatori, tra cui l’ing.Zampa che riporto nella bibliografia. Spero che ora sia più chiaro che il mio non è un tentativo di screditare il lavoro dei pranoterapisti ma proprio il contrario, attribuendo al sistema Uomo delle capacità intrinseche ancora più sottili e potenti di ciò che comunemente si pensa.
      Un Saluto affettuoso.

      Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.