I prodigi della vitamina E in abbinamento ad esercizio fisico e vitamina C per pazienti affetti da claudicazione intermittente e non solo…

Claudicazione intermittente

Oggi la medicina ufficiale dimentica un po’ troppo spesso molti medici ricercatori ed il loro prezioso contributo alla ricerca di nuove soluzioni terapeutiche senza l’utilizzo di nuovi farmaci, ma semplicemente utilizzando sostanze che la natura ci mette a disposizione, come le vitamine.

Parliamo quindi di un medico svedese che è stato tra i pionieri della ricerca delle terapie vitaminiche in malattie anche di grande portata, il dott. Knut Haeger, primario chirurgo del reparto di chirurgia vascolare dell’Ospedale Generale di Malmö, in Svezia. Fu un abile clinico e ricercatore, specializzato in chirurgia vascolare, storico della medicina e autore di molti testi scientifici e divulgativi. A lui dobbiamo molte ricerche sull’uso delle vitamine nella terapia clinica di varie affezioni patologiche.

Parliamo in particolare della vitamina E nel trattamento della claudicazione intermittente, un problema che affligge molti pazienti, soprattutto diabetici. L’ interesse del dott. Haeger per la vitamina E nelle malattie delle arterie periferiche fu suscitato dalla relazione professionale con un illustre membro della facoltà di Medicina dell’Università di Malmö, suo collega, che soffriva di diabete e presentava un’accentuata claudicazione intermittente dovuta all’occlusione arteriosa di entrambi gli arti inferiori. Egli aveva, come ginecologo, una lunga familiarità con questa vitamina, il cui uso era però decaduto nella pratica clinica. Tuttavia questi, parlando con il dott. Haeger, gli disse di aver assunto per alcuni anni la vitamina E come unica terapia ed in seguito a ciò la sua andatura era sorprendentemente migliorata. La letteratura medica dell’epoca non era particolarmente incoraggiante e quindi, dietro le pressanti richieste del collega ginecologo, Haeger cominciò con alcuni collaboratori una sperimentazione clinica attuata presso il reparto di malattie vascolari, come studio pilota. Dato che i sintomi di occlusione arteriosa spesso vanno e vengono e inoltre dipendono dalle stagioni, era indispensabile che il periodo di osservazione fosse di almeno due anni o anche più lungo.

I risultati degli studi di Haeger sulla vitamina E nel trattamento della claudicazione intermittente

Nel primo studio clinico fu confrontato l’effetto dell’alfa-tocoferolo (vitamina E) con quello dei vasodilatatori, anticoagulanti, e complessi vitaminici, senza vitamina E (ricordo che i vasodilatatori sono medicine che tendono ad allargare i vasi sanguigni, permettendo un maggiore afflusso di sangue; gli anticoagulanti combattono la tendenza a formare coaguli anomali e si somministrano spesso ai pazienti con tendenza a ostruzioni circolatorie, con rischio di trombosi). I pazienti furono divisi in vari gruppi, e ciascun gruppo in due sottogruppi, uno solo dei quali doveva svolgere un regolare esercizio fisico.

Nel gruppo trattato con la vitamina E le distanze coperte a piedi, prima di doversi fermare per il dolore, erano decisamente più lunghe che negli altri. In tutto, il 38% dei soggetti trattati con vitamina E riuscirono a raddoppiare il percorso, contro solo il 3,5% degli altri; un altro 36,7% dei pazienti trattati con vitamina E registrò un aumento della performance compresa tra il 50 e il 100%, contro il 16,5 % degli altri. Va detto, a onor di cronaca, che i miglioramenti più eclatanti si ebbero in quei pazienti che avevano associato all’uso della vitamina E anche un regolare esercizio fisico. Non risultavano, invece, differenze significative fra i pazienti trattati con vasodilatatori, anticoagulanti, o complessi vitaminici senza vitamina E. In questo gruppo, anche il fatto di tenersi in esercizio non aveva comportato nessuna differenza significativa.

Fu chiesto ai pazienti un loro giudizio soggettivo sui loro miglioramenti: che distanza riuscivano a coprire senza dolori, che intensità di fastidio avevano alle gambe, se avevano piedi freddi e insensibili (sintomo di insufficienza vascolare periferica), ecc.. E ancora una volta, il gruppo che assumeva la vitamina E dette risultati decisamente migliori, soprattutto il sottogruppo che svolgeva regolare attività fisica. Tra gli altri gruppi che prendevano solo le medicine, indipendentemente dallo sforzo fisico, non c’era sostanziale differenza .

Durante gli anni di ricerca e sperimentazione clinica del dott. Haeger furono eseguite 12 amputazioni, a causa di cancrene irreversibili, ovviamente solo come estrema risorsa per la sopravvivenza, dopo il fallimento delle cure mediche. Nel gruppo trattato con vitamina E ci fu solo una amputazione, su 95 pazienti sopravvissuti, mentre su 101 pazienti senza la vitamina E ben 11 dovettero subire amputazioni: un dato piuttosto significativo. Questo in pazienti già affetti da una malattia vascolare avanzata.

Quanto si impiega per avere i primi benefici della vitamina E in pazienti con claudicazione intermittente?

Nel corso della sperimentazione, inoltre, si è scoperto che l’effetto clinico dell’uso della vitamina E si evince dopo circa tre mesi dall’assunzione. Evidentemente questo è un tempo necessario per rifornire i muscoli della vitamina E di cui erano privi. Un’ ipotesi confermata da altri studi svedesi successivi.

Pensate a che benefici potrebbero avere i pazienti diabetici con disturbi vascolari periferici solo aggiungendo ai loro farmaci quotidiani l’abitudine di integrare la vitamina E che in questi soggetti risulta particolarmente carente.

Un interessante riscontro si è avuto successivamente in uno studio promosso da Haeger, con la collaborazione del biochimico Mans Larsson, quando hanno scoperto che il contenuto di vitamina E nei muscoli scheletrici è più basso nei soggetti con disturbi delle arterie periferiche (il confronto fu fatto su due gruppi di uomini anziani, uno sofferente, l’altro no). Fu osservato inoltre che il miglioramento clinico era proporzionale al trattamento di integrazione con la vitamina E, un altro chiaro segno che questa funzionava.

E infatti funziona. Nei pazienti che immagazzinavano maggiori quantità di vitamina E a livello muscolare , si avevano riscontri maggiori sui percorsi coperti a piedi senza disagio e dolori, e viceversa in quei pazienti che non usufruivano del trattamento vitaminico.

A questo punto si avevano prove sufficienti dell’utilità della vitamina E nella claudicazione intermittente, oltre a qualche supporto teorico in tal senso. Questi risultati, inoltre, furono confermati da altri ricercatori inglesi e canadesi. Ma mancava un anello fondamentale: bisognava capire se nei pazienti trattati che mostravano un aumento delle performance fisiche ci fosse un sostanziale aumento della circolazione arteriosa nei muscoli del polpaccio. A quel tempo il metodo più attendibile per misurare il flusso sanguigno era la pletismografia tramite occlusione venosa. Con questa tecnica, furono seguiti per un periodo dai due ai cinque anni, un gruppo di 47 pazienti affetti da claudicazione intermittente (età media, 67 anni). Senza entrare in dettagli noiosi (chi volesse approfondire può consultare gli studi e i testi di Haeger),il flusso sanguigno arterioso nel gruppo sperimentale migliorava in maniera significativa rispetto al gruppo di controllo, che non assumeva la vitamina E. Nel giro di circa 25 mesi il gruppo trattato era sensibilmente migliorato, mentre nel gruppo non trattato i valori di riferimento erano addirittura peggiorati. Complessivamente 29 dei 33 pazienti trattati con vitamina E fecero registrare un aumento del flusso sanguigno, contro appena 3 su 14 del gruppo di controllo. Un altro dato importante è che il miglioramento circolatorio non avviene in contemporanea con il miglioramento della funzionalità motoria. L’effetto sul flusso arterioso compariva infatti solo dopo circa 12-18 mesi dall’inizio del trattamento: ciò può significare che la vitamina E migliora le capacità motorie muscolari e che a seguito della maggiore attività muscolare produce uno sviluppo favorevole nelle arterie che permette un più abbondante flusso sanguigno.

Vi sembra poco solo con un’integrazione vitaminica? Non sappiamo come agisca davvero questa vitamina, così come non conosciamo l’eziopatogenesi di tante malattie. La sua azione è probabilmente associata alla sua ben nota azione nel ciclo metabolico. La vitamina E è un cofattore nella sintesi dell’acido L-ascorbico (Vitamina C), è necessaria allo svolgimento dei processi di ossidazione nel sistema enzimatico del fegato e interviene nella biogenesi del coenzima Q (e questo è forse l’aspetto più importante nella claudicazione intermittente). Il dott. J. Marks (1962) ha osservato che il massimo giovamento dal tocoferolo avveniva in quei pazienti che presentavano una claudicazione evidente ma non grave, e cioè

quei pazienti in cui c’è un preciso dislivello tra il fabbisogno di sangue (cioè di ossigeno) nei muscoli e il rifornimento che ricevono, dislivello però che non è troppo ampio da colmare.

Il coenzima Q è tra gli enzimi forse il più essenziale) dipendenti dall’azione della vitamina E, che hanno parte attiva nella sintesi di energia nei muscoli scheletrici. Lo studio ha messo in luce che negli individui sani e robusti non c’è una carenza di vitamina E nei muscoli, così come esiste invece nei soggetti arteriosclerotici. Questi hanno anche carenza di vitamina C, (vedere il post su arteriosclerosi, colesterolo e vitamina C). L’osservazione del dott. Haeger e del dott. Marks , secondo cui i soggetti arteriosclerotici soffrono di carenza di vitamina E, fornisce una spiegazione dell’effetto benefico che la vitamina E esercita in queste forme morbose.

Non dimentichiamo che la carenza di vitamina E anche negli animali può causare degenerazione muscolare: l’insorgenza di distrofia muscolare nel bestiame carente di vitamina E è stata registrata in vari paesi. Così come in Ippica si è aumentata la percentuale di vittorie somministrando ai cavalli del foraggio con aggiunta di tocoferolo: la performance è aumentata e hanno curato così anche i disturbi muscolari di cui soffrivano alcuni animali. Vester e Williams riferiscono casi di degenerazione muscolare nell’uomo, curata con tocoferolo: dopo un ciclo di trattamento con 100 mg tre volte al giorno si è avuta una straordinaria ripresa della forza muscolare. Quindi è importante non andare in carenza di questa vitamina e tener conto che alcuni stili di vita negativi, come ad esempio il fumo, o un eccesso di alcool, depauperano l’organismo di questa vitamina. Un’altra possibile azione benefica di questa vitamina è nei suoi effetti anti-trombotici . Adamstone descrive fenomeni di ostruzione che si verificano in polli depauperati di vitamina E. Zierler dal canto suo ha dimostrato che l’alfa-tocoferolo ha una azione anti-trombotica, sia nei tessuti viventi, sia in coltura. Nawahara, un ricercatore di Nagoya (Giappone), riferisce di 28 casi di trombosi venosa trattati con ottimi risultati con la vitamina E.

Non possiamo dire una parola definitiva sull’azione di questa vitamina, è a mio avviso probabile che gli effetti clinici siano dovuti a molti co-fattori. Nelle vitamine ci sono ancora molti segreti da svelare, ma la cosa triste è che nessuno si preoccupa di approfondire, solo di cercare nuove molecole chimiche da brevettare per nuovi farmaci, quando invece nella natura abbiamo già tutto quello che ci serve per mantenerci in buona salute. Molti ricercatori lo hanno dimostrato, ma sono stati dimenticati e messi da parte perché non integravano le casse delle lobby farmaceutiche.

Le fonti di vitamina E nell’alimentazione

Fonti di vitamina e

Ortaggi verdi in foglie (cavoli, spinaci, asparagi, broccoli),  rosso dell’uovo, cereali integrali (riso, frumento, avena), olio di germe di grano, oli vegetali non trans, arachidi.

Principali attività della vitamina E nell’organismo

Dissolve la fibrina; riduce la formazione di trombina; è un antiossidante (impedisce all’ossigeno di combinarsi con sostanze di scarto formando composti tossici); mantiene in salute i globuli rossi-

Segni clinici di carenza di Vitamina E

Difettoso assorbimento dei grassi-anemia (neonati prematuri); disfunzioni metaboliche muscolari

Applicazioni terapeutiche della vitamina E

Coaguli sanguigni (agente anti-trombotico)- processo di senescenza (prolunga la vita delle cellule); sintomi pre-menopausali- vene varicose, pelle rugosa, formazione cancerogene (ovaie, seno); danni ai polmoni (il fumo consuma la vitamina E polmonare) causati da smog; diminuisce il colesterolo in unione con la vitamina C; anemia da carenza; malattie cardiache; senilità; affezioni cutanee; resistenza (vitamina ergogenica per le performance atletiche); sterilità; aborto abituale; cisti ovariche (in combinazione con vitamina A).

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Vitamina E: curare la claudicazione intermittente senza farmaci

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